Borse asiatiche contrastate tra speranze di tregua in Medio Oriente e dichiarazioni della Fed

Clima misto nei mercati dell’Asia-Pacifico

Le borse dell’Asia-Pacifico hanno registrato andamenti contrastanti nella giornata di mercoledì, in un contesto in cui gli investitori hanno valutato con attenzione l’evolversi del cessate il fuoco tra Israele e Iran e le più recenti dichiarazioni della Federal Reserve statunitense.

A rafforzare il sentiment positivo è stato l’ottimismo crescente riguardo alla tenuta della tregua tra i due Paesi mediorientali, mediata dal presidente americano Donald Trump. Tuttavia, persistono timori per possibili nuove escalation.

Andamenti dei principali indici asiatici

In Australia, l’indice S&P/ASX 200 è rimasto invariato. In Corea del Sud, il Kospi ha guadagnato lo 0,31%, mentre il Kosdaq, più focalizzato sulle piccole imprese, ha perso lo 0,21%. In Giappone, il Nikkei 225 ha registrato un modesto aumento dello 0,11%, mentre il Topix è sceso dello 0,13%.

A Hong Kong, l’indice Hang Seng è salito dello 0,66%, sostenuto dal clima di tregua, mentre il CSI 300 della Cina continentale è rimasto stabile. A Taiwan, l’indice principale ha segnato un +1%.

La posizione della Fed e i mercati statunitensi

Le parole del presidente della Fed, Jerome Powell, hanno avuto un impatto moderato sui mercati. Martedì, Powell ha ribadito l’impegno della banca centrale a contenere l’inflazione, affermando che i tassi d’interesse resteranno probabilmente invariati fino a quando non sarà più chiaro l’effetto dei dazi sui prezzi. Ha aggiunto che la Fed è “ben posizionata per attendere e osservare l’andamento dell’economia prima di prendere decisioni sul piano monetario”.

Nel frattempo, a Wall Street, i principali indici hanno chiuso la giornata in rialzo: il Dow Jones è avanzato di 507,24 punti (+1,19%) chiudendo a 43.089,02. Lo S&P 500 è salito dell’1,11%, raggiungendo quota 6.092,18 — a meno dell’1% dal massimo delle ultime 52 settimane. Il Nasdaq Composite ha guadagnato l’1,43%, chiudendo a 19.912,53, mentre il Nasdaq 100 ha toccato un nuovo record a 22.190,52 (+1,53%).

Reazioni del mercato petrolifero e valutario

Il clima di tregua ha contribuito a stabilizzare i mercati asiatici, mentre il prezzo del petrolio ha oscillato vicino ai minimi delle ultime settimane. Il Brent è risalito di 81 centesimi a 67,95 dollari al barile, recuperando parte del calo accumulato nei due giorni precedenti, quando aveva perso fino a 14,58 dollari. Il greggio WTI statunitense è salito di 70 centesimi a 65,07 dollari.

Nonostante la calma apparente, Israele ha dichiarato che risponderà con fermezza ai lanci di missili iraniani che hanno seguito l’annuncio del cessate il fuoco da parte di Trump. Secondo una prima valutazione dell’intelligence americana, i raid aerei USA non hanno distrutto le capacità nucleari dell’Iran, ma le avrebbero solo rallentate di alcuni mesi — contraddicendo le dichiarazioni precedenti di Trump, che parlava di “programma nucleare obliterato”.

Dollaro debole, euro in ripresa

Sui mercati valutari, il dollaro ha continuato a indebolirsi, raggiungendo livelli minimi da quasi quattro anni contro l’euro. L’indice del dollaro, che misura la valuta americana rispetto a sei principali controparti, ha perso lo 0,1%, attestandosi a 97,854.

Il biglietto verde ha ceduto lo 0,1% anche contro lo yen giapponese, scendendo a 144,70, mentre l’euro ha guadagnato lo 0,1%, toccando 1,1625 dollari, vicino al massimo notturno di 1,1641 — un livello che non si vedeva da ottobre 2021.

Il rendimento dei titoli di Stato americani a due anni è sceso al livello più basso dall’8 maggio, al 3,787%, segnalando una crescente cautela da parte degli investitori, in parte legata alla diminuzione del prezzo del petrolio e al ridotto rischio inflazionistico.

Prospettive per la politica monetaria statunitense

Durante un’audizione presso il Comitato per i Servizi Finanziari della Camera, Powell ha sottolineato che eventuali aumenti dei dazi potrebbero far crescere l’inflazione a partire dall’estate. Tale scenario sarà attentamente monitorato dalla Fed nei prossimi mesi per valutare eventuali tagli ai tassi.

In sintesi, mentre il clima geopolitico resta fragile e la politica monetaria americana è in fase di attesa, i mercati asiatici mostrano segnali di stabilizzazione, ma restano sensibili a eventuali nuovi sviluppi sul fronte mediorientale.