Mercato petrolifero in stallo: si accumula una tensione esplosiva

Il mercato petrolifero inizia la giornata di venerdì in un clima di apparente calma, dopo una seduta precedente caratterizzata da lievi ribassi. Le quotazioni del Brent e del WTI hanno chiuso giovedì in territorio negativo, così come il gasolio. Giovedì sera, il Brent si attestava intorno ai 67,30 dollari al barile, mentre il WTI era poco sotto i 62,40 dollari. Tuttavia, questa tranquillità superficiale nasconde una tensione crescente, soprattutto per quanto riguarda il greggio di riferimento europeo.

Il Brent in stallo: una polveriera pronta a esplodere

Da tempo il petrolio Brent è intrappolato in una fase laterale, con oscillazioni contenute tra i 65 e i 70 dollari al barile. Sebbene la precedente formazione a triangolo simmetrico, che avrebbe potuto fornire segnali direzionali chiari, si sia dissolta, la pressione all’interno di questo range di prezzo sta aumentando in modo significativo. La situazione è simile a una polveriera pronta a esplodere: è solo questione di tempo prima che si verifichi una rottura decisa in una delle due direzioni. Un superamento della soglia dei 70 dollari potrebbe spingere i prezzi verso i 78 e poi 83 dollari. Al contrario, una rottura al ribasso dei 65 dollari aprirebbe la strada verso i 60/58 dollari, con un potenziale scenario peggiore intorno ai 50 dollari.

Un equilibrio precario tra forze opposte

Al momento, i fattori rialzisti e ribassisti si stanno attualmente neutralizzando a vicenda, creando una situazione di stallo. La recente decisione dell’OPEC+ di aumentare la produzione ha avuto un impatto limitato, venendo controbilanciata dal sorprendente e netto calo delle scorte di greggio statunitensi e dalla revisione al rialzo delle previsioni di crescita USA da parte della Fed. Secondo i dati dell’EIA (Energy Information Administration) relativi alla settimana del 12 settembre, le scorte sono diminuite di 9,3 milioni di barili. Nello stesso periodo, la produzione statunitense si è mantenuta robusta, attestandosi a 13,482 milioni di barili al giorno.

Le tensioni geopolitiche pesano sulle quotazioni

A pesare sul mercato contribuiscono anche le recenti tensioni geopolitiche. Dopo la decisione della Fed di un lieve taglio dei tassi, l’attenzione si è spostata altrove. Le dichiarazioni del presidente USA Trump, secondo cui la guerra in Ucraina potrebbe finire “se si abbassa il prezzo del petrolio”, sono state interpretate da molti come un segnale che Washington non intende per ora inasprire le sanzioni contro la Russia, alleviando parte delle preoccupazioni sull’offerta. D’altra parte, i continui attacchi di droni alle raffinerie russe mantengono alto il “premio di rischio”, anche se i danni recenti sono stati limitati. L’attenzione è ora rivolta all’Unione Europea, che oggi dovrebbe presentare il suo 19° pacchetto di sanzioni. Si discute di anticipare al 2027 la scadenza per l’abbandono delle forniture energetiche russe e di un possibile divieto sul gas naturale liquefatto (GNL) russo.

L’impatto sui prezzi del gasolio da riscaldamento

Questa situazione di incertezza si riflette sui prezzi al consumo. In Germania, i prezzi del gasolio da riscaldamento si mostrano stabili, con un costo medio di circa 90,6 centesimi al litro per un ordine di 3.000 litri. La domanda autunnale, già in pieno svolgimento, ha inoltre allungato leggermente i tempi di consegna a circa quattro o cinque settimane. Anche in Austria i prezzi si avviano al fine settimana senza grandi scossoni, rimanendo stabili a circa 1,10 euro al litro. L’unico movimento significativo si registra in Svizzera, dove il prezzo al litro è in calo in media di 0,4 centesimi, offrendo un leggero sollievo ai consumatori.